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Wilfred Agbonavbare: dai Mondiali a facchino, tutta la storia

[blogo-video provider_video_id=”b0VUiobH4_U” provider=”youtube” title=”Italia 2 Nigeria 1 Mundial 1994 (Resumen Completo)” thumb=”” url=”http://www.youtube.com/watch?v=b0VUiobH4_U”]Si chiama Wilfred Agbonavbare, ha 48 anni e oggi lavora come facchino all’aeroporto di Madrid – Barajas. Sono in pochi a ricordare però, che quest’uomo ha un passato nel calcio ed anche a buoni livelli. Nel 1994, durante la Coppa del Mondo giocata negli Stati Uniti, Agbonavbare era seduto in panchina nella sfida che vide di fronte l’Italia di Arrigo Sacchi e la Nigeria. Era la riserva del titolare Rufai, tornato in nazionale dopo molti anni in seguito ad una serie di svarioni in una partita contro il Togo negli anni ’80. Nonostante non fosse titolare, Agbonavbare era il beniamino del suo pubblico, ma soprattutto dei tifosi del Rayo Vallecano.

Con la maglia del club madridista raggiunse l’apice della sua carriera negli anni ’90: nonostante la sua condizione fisica non fosse invidiabile e mostrasse qualche chilo di troppo, Agbonavbare fu decisivo con le sue parate per la promozione del Rayo Vallecano dalla Segunda Division alla Liga Spagnola. Alla vigilia di USA ’94, divenne addirittura l’idolo del gruppo Elio e le Storie tese, che lo citò in una sua celebre canzone. Oggi, dopo aver chiuso la carriera nel 1997 con l’ Écija, l’ex portiere nigeriano ha messo su qualche ulteriore chilo, ma la cosa non lo preoccupa, anzi gli rende la vita ancora più facile nella sua nuova professione di facchino.

Chi dovesse sbarcare all’aeroporto di Madrid – Barajas, infatti, potrebbe imbattersi in questo 48enne corpulento che non disdegna i turni di notte e la domenica. Nonostante il celebre passato, Agbonavbare ammette che per vivere occorre lavorare e qualunque cosa va bene purché consenta di portare a casa dei soldi: la maggior parte di ciò che guadagna, il 48enne ex portiere lo invia ai parenti in Nigeria.

“Sono famoso, è vero – racconta ad una TV spagnola – , e quindi? Per guadagnare soldi c’è bisogno di lavorare. Mia moglie è morta per un cancro al seno e ora vivo da solo a Madrid. Sono dieci anni che non torno in Nigeria, lì ci sono i miei figli e devo spedire soldi per consentire loro di continuare a studiare. La vita è dura, il lavoro è duro, duro, duro. Ma mi era già chiaro che dopo il calcio, avrei dovuto fare altro. Il mio sogno è aprire una scuola calcio nel mio paese. Prima non giravano tanti soldi nel calcio – conclude -, ora con due stagioni sarei già ricco”.

Nonostante avesse smesso da diversi anni, nel 2011 Agbonavbare è tornato all’Estadio de Vallecas, dove il pubblico del Rayo Vallecano gli ha tributato un calorosissimo applauso durante il giro d’onore. Oggi all’uomo va un grande applauso per l’umiltà con la quale affronta la vita post-calcio.



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