Ad un anno e mezzo dal “fattaccio”, Simone Zaza è tornato a parlare del calcio di rigore sbagliato contro la Germania nei quarti di finale di Euro 2016, quando Antonio Conte lo fece entrare proprio allo scadere dei tempi supplementari per sostituire Chiellini. Le cose non sono andate poi per il verso giusto, perché proprio Zaza ha calciato alto sopra la traversa dopo una rincorsa fatta di piccoli passettini che l’ha trasformato in un bersaglio degli sfottò su scala mondiale.

Questo errore dagli 11 metri ha compromesso l’equilibrio psicologico del giocatore, che ha impiegato del tempo a metabolizzare quella delusione. L’avventura disastrosa con il West Ham – che ha preceduto il trasferimento al Valencia – è stata probabilmente figlia delle insicurezze che erano affiorate. Zaza ha ammesso di aver faticato a reagire, ma di essere finalmente riuscito a superare il momento: “È stato il momento più brutto della mia carriera, soprattutto per ciò che è successo dopo. Colpa mia, perché non ho saputo reagire immediatamente a quello che mi era successo. Mi ero fatto prendere dalla negatività. Però ormai è passato“.

Zaza ha poi aggiunto di non essersi proposto di calciare, smentendo una leggenda che è circolata insistentemente: “Non avevo chiesto io di battere quel rigore. La verità è che io in questi anni non sono stato un grande calciatore dal dischetto. Negli allenamenti con la Nazionale, però, non avevo mai sbagliato… e quindi l’ho tirato. Non ho dormito per più di una notte. Devo ringraziare la mia ragazza e i miei genitori, mi sono stati vicini. Prima o poi ne tirerò un altro, comunque“.

Dopo l’addio di Conte, Zaza ha risposto ad un paio di convocazioni da parte di Ventura. Il suo rendimento deludente nella scorsa stagione, vissuta per metà in Premier e per metà in Liga, l’ha poi fatto uscire dalla lista dei 23 selezionati. Quest’anno Zaza è invece partito alla grande con il Valencia (6 gol in 7 partite) e adesso sogna di tornare in Nazionale: “È normale che mi piacerebbe tornare in Nazionale, ma se non ci sono tornato finora è perché non me lo sono meritato. Devo fare di più di quello che ho fatto. La prossima convocazione è un obiettivo, così come quella dopo ancora. Non serve neanche tanto parlare, perché alla fine le decisioni non le prendo io e quindi ‘testa bassa e pedalare’. No, non sento Ventura. Perché dovrei sentirlo?“.

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ultimo aggiornamento: 12-10-2017


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