Ci sono due cose che forse non tutti sanno del Tottenham: primo, uno dei club più storici d’Inghilterra, non porta a casa un titolo prestigioso (esclusa quindi la League Cup vinta nel 2008) dal 1991, anno in cui gli Spurs vinsero la loro ottava e ultima FA Cup (ultimo campionato addirittura nel ’61, seconda Coppa Uefa invece conquistata nel 1984), secondo, nella scorsa finestra di mercato i londinesi hanno speso più soldi nel mercato di quanti ne hanno guadagnati. E sì che gli introiti sono stati ingenti, tra la cessione monstre di Bale (100 milioni cash dal Real Madrid) e quelle comunque remunerative ricavate lasciando partire Dempsey, Huddlestone, Caulker e Parker: la premiata ditta Lewy – Baldini, con il consenso-assenso del tecnico Villas-Boas, sono stati capaci di spendere 126 milioni di euro acquistando Paulinho, Chiriches, Capoue, Chadli, Lamela, Soldado e Eriksen.

Ebbene, nonostante le ambizioni, la disponibilità economica e una tifoseria tra le più calde e appassionate del Regno Unito, il Tottenham ha cominciato la stagione con più ombre che luci, un avvio tutto sommato positivo in Europa League e League Cup, ma oggettivamente pessimo in Premier League: campanello d’allarme preoccupante l’indecoroso 6-0 subito a domicilio del Manchester City domenica scorsa, goleada avviata da un inizio gara disastroso di Lloris e della retroguardia in generale, una sconfitta che ha messo definitivamente a nudo i limiti della squadra e dell’allenatore André Villas-Boas. Dalle parti del White Hart Lane sognano la stagione di grazia da tanto, troppo tempo, dall’inizio del terzo millennio hanno sperato in tecnici come Graham, Hoddle, Jol, Juande Ramos e Redknapp, inutile sottolineare come l’arrivo del lusitano aveva fatto sperare nel definitivo cambio di marcia.

L’anno scorso 72 punti e qualificazione in Champions mancata per una sola lunghezza appannaggio dei rivali dell’Arsenal, quest’anno la pur dolorosa cessione di Bale (che dodici mesi fa aveva garantito 26 gol in tutte le competizioni) aveva fatto sperare nei tifosi degli Spurs in una campagna acquisti sontuosa: di tutti i nuovi arrivi sopra elencati Soldado ha fatto solo 4 gol di cui 3 su rigore, Lamela e Eriksen il campo lo vedono col cannocchiale, Chadli e Capoue sono malconci, in Inghilterra salvano solo il rendimento di Paulinho e la tenuta fisica di Chiriches. La squadra segna pochissimo (appena 9 reti, terzo peggior attacco della Premier), fino a domenica scorsa subiva pure pochissimo, ma la sestina ricevuta ha messo in evidenza un malcontento generale che è pronto a deflagrare.

Oltremanica hanno individuato il responsabile di tale flop (ricordiamo che il Tottenham ha 20 punti, a -8 dall’Arsenal capolista, ha già perso 4 partite contro Magpies, Hammers, Gunners e appunto Citizens), si chiama proprio Villas-Boas che già al Chelsea era durato pochissimo e che evidentemente non è in grado di gestire le pressioni e la necessità di dover vincere a tutti i costi. Il portoghese non riesce a tenere in mano lo spogliatoio, non si assume mai la responsabilità delle sconfitte, il suo sponsor Franco Baldini non è più così convinto di difenderlo a spada tratta, il padre-padrone del club Joe Lewis è stufo di non vincere mai niente e Lewy non è persona che manda giù con facilità le delusioni.

Secondo i bookmakers inglesi il proprio allenatore a saltare in Premier sarà proprio AVB, anche se di nomi in sostituzione non ne sono stati fatti: stasera la trasferta di Tromsoe rappresenta una tregua armata, domenica alle 13 invece la sfida contro lo United in casa rappresenta un vero e proprio banco di prova. Un altro ko potrebbe far aprire definitivamente una ferita che sarà difficilissima da rimarginare.

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ultimo aggiornamento: 28-11-2013


Rassegna stampa 28 novembre 2013: prime pagine di Gazzetta, Corriere e Tuttosport

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