Ieri il presidente della Roma James Pallotta aveva rilasciato interessanti dichiarazioni al Financial Times, soffermandosi più che sulla gestione tecnica della squadra su quella amministrativa e commerciale; secondo l’italo-americano, lui e i suoi collaboratori hanno trovato una buona squadra di calcio e migliaia di tifosi appassionati, ma poco o niente era stato fatto dalla precedente gestione per quanto concerne la valorizzazione del brand, da cui nuovi e importanti ricavi: “Prima del nostro arrivo non c’erano social media o sistemi di gestione dei fan. Zero. La precedente proprietà non ha fatto nulla, dimenticandosi di Facebook o Twitter“. Bene, a meno di 24 ore non si è fatta attendere la replica dell’ex numero uno del club capitolino, Rosella Sensi figlia del compianto Franco; insieme hanno avuto le redini della Roma per quasi un ventennio:

“Non ho avuto il piacere di conoscere il presidente Pallotta, eppure avrei voluto, così avrei potuto raccontargli 18 anni di storia della Roma. Vengono dette cose fuori luogo, oltretutto i social sono un fenomeno degli ultimi anni, per quanto riguarda la questione della prospettiva futura, mio padre ne aveva avuta eccome, con altre squadre creò la piattaforma televisiva Stream, forse il presidente Pallotta non lo sa. È vero che ci siamo concentrati sulla parte tecnica, come è vero che abbiamo fatto tante altre cose. Mi auguro che il presidente ci riporti a quei livelli perché da tifosa voglio vincere: gli chiedo di essere qui parlare con i tifosi. Se mio padre avesse letto gli ultimi striscioni non sarebbe stato d’accordo, perché lui era schiavo del risultato: quando si perdeva a casa non si cenava”.

La Sensi, che ha affidato i suoi pensieri all’emittente romana Centro Suono Sport, ha anche parlato dei due simboli della Roma, Francesco Totti e Daniele De Rossi:

“Non fate andare via Totti. Quando lo feci firmare quasi 5 anni fa, ricevetti mille critiche, Francesco ha risposto dimostrandosi in grandissima forma, perdere lui sarebbe perdere l’ultimo simbolo di un calcio che non esiste più nel mondo. Perché Messi è argentino, non è di Barcellona, quindi se permettete meglio Francesco. De Rossi? Quando ricevetti l’offerta per Daniele era superiore ai 50 milioni ai tempi. Io da persona che vuole bene alla Roma non mi sono sentita sciocca rifiutando. Quando si fa un mestiere del genere bisogna essere estremamente innamorati e razionali. Avevamo una grandissima squadra dirigenziale con Pradè, Bruno Conti, la Mazzoleni. Sono contento per Pradè che la Fiorentina stia andando così bene”.

Un sassolino che la Sensi voleva togliersi dalle scarpe, d’altronde i numeri le danno ragione: quando mollò la squadra era reduce da un secondo posto con nove vittorie nelle ultime dieci partite (e il ko interno, e fatale, contro la Samp), dall’arrivo di banche e americani Totti e compagni hanno raccolto briciole e poco altro. E il futuro – cambio del logo, allenatori esotici e tournée americane a parte – non appare dei più rosei.

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ultimo aggiornamento: 25-06-2013


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