Ancora problemi legali per Ezequiel Lavezzi, nelle scorse settimane i suoi procuratori sono risultati coinvolti nell’inchiesta che cerca di far luce sui casi di presunta evasione fiscale nel mondo del calcio, adesso è lui in prima persona ad essere indagato. I fatti risalgono al maggio 2012, quando il giocatore stava per traslocare a Parigi e con i suoi tanti bagagli si è presentato all’aeroporto Capodichino, sulla pista ad attenderlo c’era il volo privato pronto a decollare verso la capitale francese. La polizia doganale ha sottoposto l’argentino ad un controllo di routine, con grande sorpresa, quando è stato chiesto agli uomini della ditta che si occupava del trasloco di aprire uno scatolone, è stato rinvenuto un busto di marmo del primo secolo avanti cristo, probabilmente proveniente dagli scavi archeologici di Pompei.

L’oggetto, dal valore inestimabile, è stato subito posto sotto sequestro mentre al Pocho venivano chieste spiegazioni sulle modalità attraverso le quali ne era venuto in possesso. Lavezzi ha risposto alle domande degli agenti in maniera molto vaga, dicendo semplicemente che si trattava di un regalo da parte di un non meglio precisato napoletano di Posillipo, magari un tifoso che aveva voluto omaggiare il campione in partenza con un souvenir che potesse ricordare i bei giorni andati di Napoli durante il lungo inverno parigino. Ironia a parte, in realtà la vicenda è molto seria, per questo la magistratura ha deciso di aprire un’inchiesta volta a fare chiarezza sull’origine del reperto, per capire insomma se dietro c’è qualcosa di più che un semplice regalo, lecito o meno che sia.

Gli scavi di Pompei, come molti altri in Italia, ogni anno sono oggetto di molti furti, vengono sistematicamente depredati da malviventi abili e senza scrupoli che poi rimettono in vendita le preziose opere sul mercato nero dove non è difficile trovare appassionati in grado di investire cifre enormi pur di venirne in possesso. In particolare bisogna capire se il busto fosse davvero un regalo per il Pocho o se il suo viaggio a Parigi con tanto di volo privato fosse stato individuato come un mezzo sicuro e al di sopra di ogni sospetto per trasportare lontano dall’Italia il prezioso bottino. La circostanza secondo la quale il giocatore avrebbe provato a spiegare la provenienza dell’oggetto non depone certo a suo favore, meglio sarebbe stato se fosse caduto dalla nuvole, in quel caso sarebbe stato infatti possibile ipotizzare il coinvolgimento, a insaputa del campione, da parte della ditta che si occupava del trasloco. Le indagini in corso proveranno a fare luce sulla vicenda che di certo non fa bene all’immagine di Lavezzi.

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ultimo aggiornamento: 10-07-2013


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