Carlo Ancelotti è nella storia. Se la merita tutta questa vera e propria consacrazione il tecnico italiano, che oltre ad aver portato a Madrid la tanto attesa “Decima” Champions League, è salito per la terza volta sul tetto d’Europa. Un traguardo personale che gli consente di affiancare il grande Bob Paisley, tecnico del Liverpool che conquistò tre Coppe Campioni nel 1977, ’78 e ’81. A 54 anni, Ancelotti ha già scritto la storia parecchie volte, tenendo sempre alto il nome dell’Italia ovunque sia andato ad allenare, adeguandosi e adeguando il proprio credo calcistico a realtà e giocatori.

Ogni Champions vinta da ‘Carletto’ ha una propria storia: la prima giunse nel 2003 all’Old Trafford contro la Juventus che due anni prima gli aveva dato il benservito dopo due secondi posti consecutivi. Nella notte di Manchester si affrontarono due squadre stellari, perfettamente equivalenti, ma gli uomini di Ancelotti ebbero più nervi e lucidità per portarsi a casa la “Coppa dalle grandi orecchie”. Nel 2007 ad Atene il bis contro il Liverpool, la vendetta nei confronti dei fantasmi di Istanbul di due anni prima e la consacrazione del cosiddetto schema con l’albero di Natale. Ieri sera al Da Luz di Lisbona l’ultima perla, in verità con un organico decisamente superiore rispetto all’Atletico Madrid: il tridente atomico messogli a disposizione del Real Madrid, il centrocampo tutto qualità… Ancelotti è stato trattato con i guanti bianchi dalla dirigenza, così come il suo predecessore, Josè Mourinho.

Il ‘nostro’ Carletto, però, ha saputo, con la sua intelligenza, armonizzare le qualità tecniche dei singoli, cosa che non è quasi mai riuscita allo Special One durante la sua permanenza in Spagna. Proprio il portoghese ha sempre definito la vittoria della Champions “una questione di dettagli”, quei dettagli che Ancelotti è riuscito a volgere a proprio favore per la terza volta, conquistando il massimo rispetto da parte dei suoi giocatori. A fine partita, durante la conferenza stampa, Ramos e soci irrompono nella sala stampa del Da Luz e lo sommergono di affetto e baci. Simpatico il siparietto anche in collegamento con la Tv italiana. Negli studi Mediaset c’è Arrigo Sacchi, di cui Ancelotti fu il vice iniziando ufficialmente la propria avventura in panchina. “Carlo, sei il mio Giotto”, gli dice il maestro, “tu rimarrai per sempre il mio maestro, Arrigo”, la replica dell’allievo che con tre Champions contro due ha ormai superato l’ex tecnico del Milan.

Riproduzione riservata © 2024 - CALCIOBLOG


Real Madrid campione d’Europa: “Decima epica” per Marca, i titoli dei giornali spagnoli

Jonathan Klinsmann, figlio di Jurgen, ride su Twitter dell’esclusione di Donovan dai 23