Sabato scorso al Tombolato di Cittadella c’era anche Michele Puller ad assistere alla partita tra l’undici di Foscarini e il Crotone, lui che è nato proprio nella cittadina veneta 65 anni fa: da circa 30 fa affari in Westfalia nel settore tessile, dell’abbigliamento e degli accessori per la casa, una carriera imprenditoriale che lo ha reso Cavaliere del Lavoro ma soprattutto membro del Consiglio di Amministrazione e del Comitato esecutivo del Borussia Dortmund: “Sono finito a fare il vicepresidente del Borussia Dortmund per il mio avvocato. Lui era il presidente e mi ha coinvolto ventidue anni fa: il calcio mi ha sempre appassionato e resto un tifoso del Cittadella. Sabato scorso, per esempio, ho disertato Borussia-Colonia per vedere Cittadella-Crotone. Il primo amore non si scorda mai!” ha spiegato Puller in una interessante intervista apparsa oggi sulle colonne di Tuttosport.

Occasione quanto mai ghiotta quella di scambiare due chiacchiere col businessman padovano in vista del ritorno degli ottavi di Champions League tra i gialloneri e la Juve, una squadra che negli ultimi venti anni si è trovata spesso (sul campo ma anche in sede di mercato) sulla strada del Borussia Dortmund. E dunque Puller non può che mettere mano ai ricordi che pure non gli mancano:

“Gianni Agnelli non aveva esattamente capito chi fossi, 25 anni fa ma si avvicinò e mi diede un foglietto: “Ci porti questi giocatori”. C’era praticamente tutta la nazionale tedesca campione del mondo del ‘90. Ho fatto affari con Boniperti, con Montezemolo, con la Juve della Triade e adesso anche con Andrea e Marotta per la trattativa Immobile, anche se in quest’ultimo caso ho solo fatto una telefonata. All’epoca gli affari furono anche di ritorno: quando il Borussia era diventato un po’ più ricco, iniziò a riportare in Germania i vari Kholer, Moeller eccetera mettendo insieme quella squadra che vinse la Champions del 1997. Non me la posso dimenticare. Ero seduto accanto all’Avvocato, mi salutò sorridendo e mi disse: pensate di vincere con i nostri scarti? Non dissi nulla. E neppure lui quando se ne andò a venti minuti dalla fine con la Juventus sotto, però il suo sguardo me lo ricorderò per sempre”.

La sua avventura nel nord-ovest della Germania non cominciò proprio da zero, di certo Puller è riuscito a guadagnarsi una posizione di rispetto invidiabile in terra teutonica tanto che viene soprannominato “l’italiano che salva le aziende tedesche“, moltiplicando i suoi affari e soprattutto i fatturati delle aziende che ha via via acquisito. Esperienza e competenza, chiaro che con queste referenze si può a ragione mettere a taccuino il suo pensiero sul calcio italiano e su quello tedesco:

“Tra gli Anni 90 e l’inizio dei 2000 l’Italia era il centro del calcio mondiale, adesso il declino è clamoroso. Non c’è stata abbastanza programmazione nei periodi ricchi e ora non c’è capacità organizzativa per il rilancio. La Juventus è un esempio: stadio, programmazione, gestione. Purtroppo non è seguita. Il nocciolo della questione per me restano gli stadi. E poi svelenire il clima, troppe polemiche e poca gioia. In Germania il calcio è un divertimento, si passa molto meno tempo a litigare su un fuorigioco e molto di più a godere l’aspetto più spettacolare. Guardate l’esempio del Borussia: qualche anno fa ci siamo ritrovati a terra, a un passo dal fallimento, ma ci siamo ritirati su con un progetto, senza bisogno di soldi stranieri. Ci siamo dati una linea e l’abbiamo seguita. Potevamo solo puntare sui giovani e l’abbiamo fatto con coerenza e convinzione. Alla fine abbiamo avuto ragione. Certo, siamo stati fortunati a ritrovarci i Goetze e i Lewandowski”.

E se il concetto non fosse ancora chiaro, il dirigente del Dortmund rilancia:

“Il calcio in Germania è organizzato in modo decisamente più manageriale. C’è molta più compattezza nella Lega: quando si è deciso di orientarsi verso un tipo di gestione per valorizzare gli stadi e i settori giovanili, tutti i club sono andati in quella direzione. La Bundesliga sta decollando anche se non è ancora ai livelli di Liga e Premier. Non so se ci saranno mai le spese folli, però. Di sicuro non al Borussia. Certo, mi piacerebbe avere Cristiano Ronaldo e Messi, ma detto ciò non spenderei 100 milioni per Pogba. Non che non lo ritenga un campione, ma credo che un solo giocatore non possa cambiare così radicalmente una squadra. Credo piuttosto nella coralità del gioco e nella forza del gruppo. Il nostro, per esempio, è un gioco molto particolare: velocissimo, molto organizzato. E’ per questo che Immobile fatica: deve completare il suo ambientamento. E’ un bravissimo ragazzo, mi piace e credo che a lui piaccia stare con noi”.

Chiosa finale sulla sfida di domani sera contro i bianconeri:

“Mercoledì temo la determinazione della Juventus, ma mi fido del nostro stadio e della carica che ho visto nei nostri giocatori”.

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