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Bundesliga

Viaggio nella crisi del Borussia Dortmund: i quattro motivi del flop giallonero

Dottor Jekyll e Mister Hyde, da anni non assistevamo a un fenomeno del genere: il Borussia Dortmund, che aveva iniziato la stagione battendo il Bayern Monaco in Supercoppa e che ha chiuso in testa il proprio girone Champions, in Bundesliga boccheggia, è ultimo in classifica e non riesce a venir fuori da una situazione paradossale, ora al limite dell’isterismo. I gialloneri della Westfalia fra meno di tre settimane se la vedranno contro la Juve, ma sono molto significative – anche in ottica europea – le parole di Klopp dopo la sconfitta interna contro l’Augsburg: “Non abbiamo una priorità tra campionato e Champions, ma è logico che una società come il Dortmund può permettersi un’eliminazione dalla più importante competizione europea per club, ma non una retrocessione“. Ma dove nasce la crisi del Borussia Dortmund? Abbiamo provato ad individuare quattro motivi.

Jurgen Klopp

Dopo sette anni tutto sommati buoni a Magonza, l’allenatore di Stoccarda aveva cominciato in sordina un ciclo a Dortmund che in pochi potevano prevedere portasse tanti successi: due scudetti, due supercoppe e una coppa nazionale, ma anche una semifinale e una finale di Champions, roba non da poco insomma. Per il suo carattere sicuramente forte, la sua totale abnegazione, per quanto ha dato nei sette anni in Westfalia poteva accadere che alla lunga il cero si consumasse: è successo a tanti suoi colleghi prima di lui, le motivazioni dopo tante partite sempre al massimo possono restare ma la reale capacità di trasmissione ai giocatori può venir meno. Klopp non si dimette, ma la dirigenza inizia a spazientirsi: andata degli ottavi di Champions a Torino e derby contro lo Schalke, se il 28 febbraio avrà perso entrambe le partite verrà quasi certamente esonerato.

Michael Zorc

La capacità di un buon dirigente non si deve valutare quando l’assemblaggio di una squadra riesce sorprendentemente bene, piuttosto quando cambiando l’ordine degli addendi il risultato non muta. Come l’Udinese o l’Atletico Madrid, se un club decide di vendere i suoi pezzi pregiati, allora un direttore sportivo deve venir fuori col talento accaparrandosi giocatori degni di chi lascia: non è il caso di Zorc, evidentemente, che non ha sostituito a modo Gotze e Lewandowski e ha gestito male i malcontenti di Mkhitaryan, Hummels e Reus (cercati da diverse squadre di Premier ma trattenuti al Signal Iduna). Ma la zappa sui piedi se l’è tirata a gennaio, quando il mercato ha riaperto per “riparare” come si suol dire: e sì che il Borussia ne aveva bisogno, è arrivato solo Kampl, per altro pagato a peso d’oro.

Problemi fisici

Se in Italia, almeno nell’ultimo periodo, la Roma sta mostrando incredibili capacità di rimontare lo svantaggio nei secondi tempi, in casa Borussia Dortmund accade l’esatto contrario: la squadra non riesce a reagire a dovere quando va sotto, nessun forcing avvolgente per riacciuffare il risultato, i giocatori finiscono la partita con poca lucidità e tanta rabbia negativa in corpo. Negativa perché vedono man mano scivolare di mano la situazione e pare non abbiano l’attitudine da combattenti, non essendosi mai trovati così desolatamente a raschiare il fondo della classifica. E poi gli infortuni che hanno falcidiato la rosa fin da settembre, limitando le scelte di Klopp; l’ultimo in ordine di tempo è quella di Grosskreutz, jolly a tutto campo, il più utilizzato fin ad ora: ne avrà per almeno un mese e mezzo, salta la Juve a Torino, problemi muscolari per lui.

L’attacco

E qui siamo alla nota dolente su cui stanno puntando il dito gli analisti di calcio tedeschi che imputano alla scarsa vena realizzativa di Immobile, Aubameyang e Ramos tutti i problemi di una squadra che anche in difesa non è certo una fortezza inespugnabile. Ma se 27 gol subiti sono sì tanti ma non un’enormità, farne appena 18 in 19 giornate è roba da brividi (secondo peggior attacco dietro l’anemico Amburgo), soprattutto se si contano ben 237 occasioni da gol. In pratica i gialloneri la buttano dentro ogni 13 tentativi circa, peggior dato – e di gran lunga – in Europa; sotto accusa Immobile: al centravanti campano viene imputata lentezza, scarso killer istinct, zero dribbling efficaci e – ultimo ma non ultimo – il suo cartellino costato 19 milioni.



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