Con una lunga intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, Cesare Prandelli ha commentato le scelte dei 31 calciatori tra i quali selezionare i 23 da portare ai mondiali in Brasile. Il ct della Nazionale azzurra ha spiegato di aver usato i criteri legati alle prestazioni dei singoli nel corso dell’ultima stagione e ai risultati dei test fisici. Quindi ha rivendicato la decisione di puntare sui giovani esplosi negli ultimi mesi e di escludere big quali Gilardino, Di Natale e Toni perché “sarebbe stato sbagliato pensare di ringiovanire dopo il Mondiale”. L’esclusione dei centravanti di Genoa e Verona è peraltro da leggere anche in chiave tattica visto che “non vogliamo dare riferimenti, vogliamo sviare”. Il ct ha quindi spiegato perché non ha avvisato personalmente gli esclusi:

L’ultima volta a Coverciano per i test li avevo davanti tutti e 41 e gliel’ho detto: “Non chiamerò gli esclusi per avvertirli”. E mi pareva giusto farlo nello spogliatoio perché dire a un giocatore “non vieni al Mondiale” non è solo imbarazzante: di più. Ci tengo a dire che mi dispiace molto anche per Diamanti e Giaccherini: so che vivono una delusione, li voglio ringraziare. E a questi due aggiungo Zaza, che deve soltanto credere di più in se stesso.

Prandelli è stato quindi interpellato su alcuni singoli. Per esempio, perché se sulle scelta ha pesato molto la condizione fisica è stato convocato Giuseppe Rossi, reduce da un grave infortunio?

L’ho convocato perché quattro mesi e mezzo fa, prima dell’infortunio, era capocannoniere della Serie A e lo è rimasto qualche settimana ancora dopo essersi fatto male, segno che stava compiendo qualcosa di straordinario. La sua chiamata è un messaggio per tutti: se uno vuole una cosa e lotta e fa fatica per quella cosa, merita una chance. Un po’ quello che fece Lippi con Totti nel 2006. Rossi è un campione anche di comportamento, il che non significa che sarà di sicuro fra i 23.

Meno tenere le parole spese per Domenico Criscito, che nei giorni scorsi aveva ammesso di essere rimasto “di merd@” dopo non aver letto il suo nome tra i 30:

Questa è stata una scelta tecnica e con tutto il rispetto, non ho lasciato a casa Cabrini o Paolo Maldini (…) non mi sembra che lo Zenit in Europa abbia fatto chissà che cosa.

Prandelli ha negato che chi gioca all’estero sia penalizzato facendo osservare che i calciatori italiani del Psg ci sono. Il ct ha ammesso di aver pensato di convocare Totti perché “prima dell’infortunio aveva dati straordinari”, ma “poi sono esplosi i più giovani e il futuro è loro”. Quindi ha fatto intendere che alla fine per il Brasile potrebbe volare soltanto uno tra Candreva e Insigne (anche se il primo è considerato dal ct un centrocampista), mentre non è da escludere che ci possano essere sia Cassano sia Rossi (ma l’ipotesi è francamente poco credibile).
Insomma, decisivi saranno i “dieci giorni di lavoro fisico dai quali mi aspetto risposte anche scientifiche, senza dovermi basare solo sulle sensazioni”.

Per quanto riguarda l’aspetto tattico, Prandelli ha detto che cambiare spesso gioco spiazza gli avversari e diventa quindi una risorsa: “per questo lavoreremo su due-tre moduli: il 4-3-1-2, il 4-5-1 e il 3-5-2″, mentre è “più difficile pensare al 4-3-3”. In questo senso fondamentale sarà l’atteggiamento di Balotelli, soprattutto se non avrà affianco un attaccante di ruolo:

Con la palla a noi deve stare là, in area, non deve venire incontro, e in questo ha ragione Berlusconi. Se a star là si annoia, pazienza: deve restare concentrato sui movimenti giusti.

Per quanto riguarda Immobile, l’ex allenatore di Roma e Fiorentina lo ha paragonato a Paolo Rossi e Totò Schillaci, giocatori capaci di giocare anche una sola partita ma in grado di renderla “la partita”.

Infine gli obiettivi nei risultati:

Dobbiamo passare il primo turno e ci dobbiamo organizzare per arrivare in finale. Io voglio arrivare in finale, poi vedremo cosa succederà.

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Rassegna stampa 16 maggio 2014: prime pagine di Gazzetta, Corriere e Tuttosport

Albertini lascia la Figc: pronto un ruolo nella dirigenza del Milan