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Marco Rossi, addio al calcio giocato: per lui un posto da dirigente nel Genoa

A 35 anni, spesi per lo più a far ricorso al terzo polmone per correre e ancora correre per il campo con la fascia da capitano al braccio, pareva che la carriera di Marco Rossi, generosissimo centrocampista nato in Versilia, dovesse continuare nonostante i numerosi acciacchi degli ultimi anni: convocato per il ritiro austriaco del Genoa, alla fine l’idolo della Gradinata Nord ha gettato la spugna e seppur a malincuore ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo. Nei giorni scorsi le prime indiscrezioni dopo le difficoltà a recuperare dall’ennesimo infortunio patito sul finale dello scorso campionato, dieci giorni fa il presidente del Grifone Enrico Preziosi parlava di “una decisione da prendere a breve“, quindi l’intervista al Secolo XIX di ieri in cui ha svelato le sue intenzioni:

“Mi piace da impazzire questa maglia, per questo motivo ho deciso che non ne indosserò più altre. Ho ricevuto anche quest’anno tre offerte, ma non ci ho neppure pensato, c’era una sola risposta, no. Smetto di giocare con il Genoa, ma non smetto di essere genoano. Rischio di non essere più quello di due anni fa e non voglio deludere questa gente che ha sempre corso con me sulla fascia, i genoani. Non smetterò mai di ringraziarli, non dimenticherò fin che campo l’emozione di sentire il calore della Nord. Vorrei ringraziarli in un modo speciale, l’unico che meritano. Ringrazio anche Preziosi per quello che ha fatto e farà per questo club. Il ricordo più bello? Il goal di Boselli nel derby all’ultimo minuto con noi in dieci, condannammo la Samp alla Serie B”.

In prima media i genitori lo accompagnarono a Genova per un provino coi rossoblu: andò male ma Rossi decise che quella sarebbe stata la sua squadra del cuore. Cominciò con la Lucchese, esplose con la Salernitana, quindi dopo la Fiorentina e il Como arrivò finalmente il suo Genoa. Dieci anni conditi da 300 partite e 32 gol, ma soprattutto abnegazione e sacrificio sempre e solo a servizio del Grifone. Nicola Caccia il suo compagno di squadra più amato, Vavassori e Ballardini gli allenatori che più ha stimato, ma è col presidente Preziosi che è andato davvero sempre d’accordo; l’imprenditore campano lo saluta così:

“E’ un addio che riguarda l’attività sportiva e calcistica, solo questo. Marco avrà ancora cinque anni di contratto con noi e sarà integrato a vita natural durante nel Genoa. Fin quando ci sarò io ci sarà, il suo è un addio al calcio giocato, non alla società. La decisione è sua, comunemente abbiamo deciso di continuare insieme, visto che sono undici anni che lavora con me. E’ una vecchia bandiera, uno di altri tempi; per tutti, però, arriva sempre il momento di appendere le scarpette al chiodo e per Marco è stato oggi (ieri, ndr). Il suo, poi, era un ruolo particolare e non voleva continuare senza potersi esprimere come faceva in precedenza. Cosa perde il Genoa senza Rossi in campo? Perde una spinta notevole in tutti i sensi. Distruggeva il campo, dava tutto fino all’ultima goccia di sudore. Perde tanto e c’è grande dispiacere ma abbiamo visto che già lo scorso anno aveva avuto difficoltà a recuperare dagli infortuni. E’ giusto così, lo ricordiamo solo per quel che ha dato in questi anni. E poi non lo perdiamo, resta in società”.

Thomas Manfredini, difensore genoano arrivato sotto la Lanterna solo nel gennaio scorso, ha commentato così l’addio al campo del capitano:

“Dispiace, l’ho potuto conoscere solo sei mesi, ma mi sono subito reso conto di quanto sia parte integrante del Genoa e dello spogliatoio. Dispiace ma ora abbiamo un motivo in più per far bene e per dare gioia ai tifosi e a Marco. I primi giorni di allenamento non avevano rivelato nulla, poi non è partito con noi e abbiamo capito”.

Nella serata di ieri Marco Rossi ha diramato un comunicato sul sito ufficiale del club:

“Innanzitutto mi preme ringraziare tutti i tifosi del Genoa per la miriade di messaggi di affetto che ho ricevuto e letto nei vari social e che, come sempre, mi hanno commosso. In secondo luogo, ci tengo a rappresentare il mio disagio e la mia amarezza per non aver potuto comunicare a parole, in conferenza stampa, con i modi chiari e sinceri che mi sono sempre appartenuti, quelle che sono le mie determinazioni per il futuro. L’intervista apparsa oggi avrebbe dovuto eventualmente seguire la mia conferenza stampa e il relativo comunicato ufficiale della società, ma così non è stato, probabilmente per un mio errore di ingenuità. Di questo mi scuso con la società e i tifosi”.

Non ti preoccupare, Marco. Nessuna ingenuità, nessuna necessità di scusarti. Sei stato un grande calciatore, sei un grande uomo, questo basta per ricevere stima e affetto incondizionato, e non solo dai tifosi do Zena. Ci mancherai, la domenica.



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