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Doping – La Wada annuncia più controlli: “Nel calcio sono necessari più test sul sangue”

Il direttore generale della Wada (World Anti-Doping Agency), David Howman, preannuncia una lotta a tutto campo contro il doping nel calcio. “Non c’è alcun motivo per cui il calcio, in tutto il mondo, non debba utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione“. In un periodo in cui le cronache sportive si sono concentrate sullo scottante caso Armstrong e ultimamente sul presunto coinvolgimento di Mario Cipollini (senza dimenticare il marciatore italiano Alex Schwazer, solo per citare i casi più eclatanti degli ultimi tempi), i vertici dell’antidoping bacchettano il mondo del calcio:

Loro non fanno test propriamente per l’Epo: facciamo un programma di qualità, in modo che possano dire ‘non abbiamo un problema perchè abbiamo controllato correttamente e completamente tutto“, ha spiegato Howman, che ha detto di aspettarsi che il numero di sport che utilizzano il passaporto biologico raddoppi da 25 a 50 entro la fine del 2013. “Negli ultimi anni, troppo pochi campioni andati nei laboratori (per tutti gli sport) è stato analizzato per l’Epo“, ha affermato Howman. “Abbiamo avuto la situazione ridicola nel 2010 di soli 36 casi positivi di Epo. Nel 2011 erano 47. Una cosa che proprio non regge quando si analizzano 260.000 campioni nei laboratori“.

Il presidente della Wada, Fahey, è sulle stessa linea d’onda del suo collega e avalla l’ipotesi dell’introduzione di un “passaporto biologico”:

“La mia maggiore preoccupazione è l’Epo. Se si continua a effettuare solo il test delle urine, e non quello sul sangue, significa che non si vuole affrontare il problema Epo. Non cercare di smascherare l’uso dell’Epo nel calcio è una tragedia. La strada da seguire è quella del passaporto biologico. Diverse federazioni lo hanno adottato, ma non tutte. Il calcio è tra queste. Il presidente Blatter mi ha garantito che ai Mondiali 2014 in Brasile sarà introdotto il passaporto biologico. E’ lo strumento più efficace. Ha un costo, ma se si vuole combattere il doping in modo concreto bisogna spendere denaro. Meglio controlli più limitati, ma di qualità, piuttosto che investire in test consistenti dal punto di vista numerico, ma antiquati. L’introduzione del passaporto biologico ai Mondiali del 2014 mi sembra un buon modo per tutelare il calcio e quindi lo sport”.

La Figc italiana, in un comunicato, spiega che i controlli sul sangue non risolvo “tutto” il problema e che le tracce di Epo spesso svaniscono già nel post gara:

“La Federazione ha predisposto il controllo di 941 gare per un totale di 2.804 campioni da analizzare, prevedendo controlli Epo ed Ematici su circa 300 di essi, per un investimento economico di circa un milione e cinquecentomila euro […] L’attuazione dei controlli Ematici ed Epo risponde a criteri di scientificità consolidati da evidenze statistiche. È infatti riconosciuto dal mondo scientifico da un lato che l’esercizio e lo sforzo fisico modifichino fisiologicamente i livelli del GH, e dall’altro che l’Epo, nel calcio, astrattamente rivolto al miglioramento del recupero, sia rilevabile solo a breve distanza dall’assunzione e quindi non nell’immediato post gara. È su questa base che la Commissione Antidoping FIGC ed il CONI hanno a lungo lavorato, prediligendo il sistema dei controlli fuori competizione e a sorpresa, pur continuando a mantenere un presidio di controlli Epo ed Ematici. L’impegno e la missione della Figc, non volendo ridurre le risorse economiche, si è allora rivolto a combattere il doping aumentando e direzionando i controlli verso i bacini/vivai in cui si formano i top level del futuro. Il 28 febbraio si terrà l’incontro del 2013 con le società della Lega di serie A e B per trattare e approfondire varie tematiche tra cui lo studio della Figc sul Passaporto Biologico”.

Walter Mazzarri, allenatore del Napoli, è favorevole ad una svolta più severa:

“Sono favorevole, non capisco perché non si facciano. Siamo tutti abituati ai prelievi in questo mondo: per quello che ne capisco sono più efficaci dei test sulle urine e sarebbero anche più comodi e sicuramente meno stressanti per i calciatori che a volte stanno lì due ore”.

Più articolato il pensiero di Galliani che assolve, almeno in parte il calcio, dalle accuse di doping:

“Tutto ciò che è antidoping va benissimo ma nel calcio, uno sport che conta molto sull’abilità, non mi sembra ci sia molto doping. Non si impara a parare, dribblare o lanciare la palla dopandosi. Va benissimo l’antidoping ma credo che il calcio non sia uno degli sport che più ha questo problema. Ci sarà, probabilmente, però meno che in altri sport. Il calcio comporta sforzo fisico ma anche abilità e non credo che le sostanze dopanti facciano imparare a stoppare la palla”.



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