L’Inghilterra ora si interroga: tre squadre su tre eliminate dalla Champions League, neanche l’Everton in Europa League è riuscito a tenere alta la bandiera dell’Union Jack buscandone cinque in Ucraina, forse che forse il calcio di Sua Maestà è uscito fuori dai radar che contano del pallone continentale? No, non è un de profundis, ci mancherebbe altro, ma certificare il fallimento è cosa lecita, soprattutto se per la seconda volta negli ultimi tre anni (anche due anni fa nessuna inglese ai quarti di Champions) nessun club di Premier è tra le magnifiche otto d’Europa.

Il calcio inglese, negli ultimi anni stabilmente secondo nel ranking per federazioni, è a un passo dal terzo posto superato dalla Bundesliga, l’Italia è ancora lontana e quindi il quarto posto in Coppa Campioni per un bel po’ sarà salvo, ma dopo le delusioni della Nazionale anche il campionato, ricco, ricchissimo, quando si confronta con altre realtà europee ne esce con le ossa rotte. Perché? Per alcuni la risposta è: tradizione. Troppe partite, in periodi in cui negli altri Paesi si riposa (leggasi vacanze natalizie), e poi due coppe nazionali (cosa che accade anche in Francia e Portogallo) ma con la zavorra dei replay.

Come è possibile che nel 2015 si deve ricorrere ancora al replay di un match in caso di parità? Ma non è solo questo: gli inglesi sono famosi per l’autocelebrazione, si son sempre sentiti i migliori e i soldi che piovono sulla Premier grazie alle televisioni non aiutano. Così i club british spendono e spandono ma la programmazione forse non è il loro forte; negli ultimi anni sono a volte arrivati in fondo (ma solo grazie al Chelsea) con un pizzico di casualità, ma preoccupa la preparazione tattica degli allenatori: che calcio si gioca in Inghilterra? Che allenamenti si fanno durante la settimana? Gli interrogativi sono tanti e la FA dovrà porseli se vorrà porre rimedio a una situazione imbarazzante.

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ultimo aggiornamento: 19-03-2015


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