Gervinho, centravanti ivoriano dell’Hebei, torna a parlare della sua parentesi italiana, interrottasi bruscamente dopo l’addio alla Roma del tecnico Rudi Garcia. A portarlo nella capitale era stato proprio l’allenatore francese, che lo aveva già avuto alle proprie dipendenze ai tempi del Lilla. Dopo la prima ottima stagione, Gervinho si è perso per una serie di infortuni e, pare, per alcune bizze lontano dal rettangolo di gioco. Comportamenti esasperatisi sotto la guida tecnica di Luciano Spalletti, che denunciò pubblicamente: “Gervinho non si allena e crea pure problemi”. Insomma, un idillio finito nel peggiore dei modi.

Intervistato da L’Equipe, l’ex Arsenal racconta la sua versione dei fatti, dicendosi tra l’altro molto entusiasta per il progetto dell’Hebei, club cinese che lo ha letteralmente ricoperto d’oro per convincerlo a lasciare i più competitivi campionati europei.

“Sono stato sorpreso e deluso perché, secondo me, non c’erano motivi per cui non potesse finire la stagione – dice Gervinho tornando sull’esonero di Garcia – . Nonostante tutto quello che si è detto, la squadra non era così male. Era ancora sufficientemente ben piazzata per arrivare a qualcosa. Rudi, per me, è più di un allenatore. È stato lui a battersi per farmi venire a Roma. Sarei potuto restare dopo la sua partenza, il club voleva tenermi, ma ho detto ai dirigenti che avevo bisogno di stare bene anche nella testa e quello non era più il caso. Per me, quando hanno messo fine al contratto di Garcia, lo hanno fatto anche con il mio. Non potevo più continuare”.

I risultati, però, ora sono tutti dalla parte di Luciano Spalletti, e anche a livello di gioco, sembra che i giallorossi si siano finalmente ritrovati. Soffermandosi sulla scelta della Cina, infine, Gervinho sottolinea come non si sia trattato solo di una questione di soldi. Quanto al futuro, la porta all’Europa non è definitivamente chiusa, ma anche per una questione anagrafica sarà molto difficile tornarvi:

“Ognuno ha la sua storia. Magari può non andare bene agli altri e andare benissimo a te. È chiaro che, sportivamente e culturalmente, non ha niente a che vedere con quello che ho conosciuto fino ad ora. Ma non avevo più né la motivazione né la voglia di restare in Europa. Anche se non posso dire non tornerò mai più, penso che la mia carriera europea sia finita. Ora – conclude – ne ho iniziata una nuova in un altro continente”.

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ultimo aggiornamento: 04-03-2016


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