
Choc nel calcio: uccisa la stella della Nazionale - Calcioblog.it (screen Youtube)
Mentre gran parte delle squadre sono impegnate nel calciomercato, la paura e lo sgomento hanno investito il calcio e mandato sotto choc migliaia di tifosi impietriti.
Aveva corso, segnato, fatto esultare un popolo. Per anni aveva portato sulle spalle la maglia di una nazione che lotta ogni giorno per sopravvivere, più che per vincere. Era veloce, letale sotto porta, una punta che non aveva bisogno di presentazioni nel suo Paese. Un simbolo, anche quando i riflettori internazionali si spegnevano in fretta. Il suo nome, in patria, era sussurrato con rispetto. Era uno di quelli che ce l’avevano fatta, uno che, nonostante le macerie, aveva alzato lo sguardo e rincorso un pallone. Negli ultimi tempi, però, le cronache lo avevano dimenticato. Non c’erano più gol da raccontare, né assist da esaltare.
Aveva lasciato il calcio giocato appena un anno fa, chiudendo una carriera costruita tra campi polverosi e stadi gremiti da chi vedeva in lui molto più di un atleta. Eppure, anche dopo il ritiro, continuava a essere lì, tra la sua gente, condividendone i dolori e le difficoltà. Fino a quel mercoledì. Un giorno come tanti nella striscia di terra più martoriata del mondo, dove anche mettersi in fila per del cibo può trasformarsi in condanna. Nessuna telecamera, nessuna diretta. Solo l’eco di un nome e una ferita che resterà aperta a lungo.
Suleiman Al-Obaid ucciso a Gaza: morto in fila per gli aiuti
Si chiamava Suleiman Al-Obaid. Aveva 41 anni ed era soprannominato il Pelé della Palestina. È morto mentre era in fila per ricevere aiuti umanitari, colpito da proiettili sparati durante un attacco che ha preso di mira i civili. L’ex attaccante, considerato una leggenda del calcio palestinese, è rimasto vittima di un’ennesima giornata di sangue nella Striscia di Gaza. La Palestine Football Association ha confermato la sua morte, precisando che “è stato ucciso nel centro di distribuzione di Rafah mentre cercava del cibo”. Al-Obaid aveva indossato la maglia della nazionale per 21 volte, contribuendo anche alla storica qualificazione alla Coppa d’Asia del 2015. Aveva segnato più di 100 gol in carriera, vincendo per tre stagioni consecutive la Scarpa d’Orodel campionato di Gaza.

Non aveva mai lasciato davvero il suo popolo, restando fedele ai suoi colori anche quando nel 2022 la sua squadra, il Khadamat Al-Shate, era retrocessa. Con i suoi gol e la sua dedizione era diventato il simbolo di una resistenza sportiva e culturale, in un contesto dove anche lo sport è spesso costretto a fare silenzio. La PFA ha ricordato che con la sua morte salgono a 662 gli atleti palestinesi uccisi dall’inizio del conflitto, di cui 321 tra giocatori, dirigenti, allenatori e arbitri del mondo del calcio. Un bilancio drammatico che rende ancora più struggente la scomparsa di Suleiman Al-Obaid, campione senza clamore, caduto in fila per un pasto.