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Serie A

Milan, i conti non tornano: Seedorf meglio di Inzaghi dopo 12 giornate

[blogo-video provider_video_id=”78JKl6CryOU” provider=”youtube” title=”Last match at Milan for Gattuso, Nesta, Inzaghi, Seedorf, Zambrotta and Van Bommel” thumb=”” url=”http://www.youtube.com/watch?v=78JKl6CryOU”]

Ci mancava pure la presunta liaison con Barbara Berlusconi, poi prontamente (e chiaramente) smentita, i primi mesi di Pippo Inzaghi al Milan non gli stanno dicendo granché bene, e in qualche modo c’era pure da aspettarselo: società coi rubinetti monetari chiusi da qualche sessione di mercato, a Milanello son passati giocatori migliori e il fallimento tecnico recente necessitava di ben altri stravolgimenti, eppure il dietrofront fatto dal club nei confronti di Clarence Seedorf doveva pur insegnare qualcosa. L’olandese, unto del patron Berlusconi e ricoperto d’oro sulla fiducia, alla fine non aveva convinto, e non solo per il carattere fumantino: al Diavolo urgevano e urgono risultati, possibilmente associati al bel gioco, diktat chiari che SuperPippo nei pensieri dei più avrebbe portato in dote.

Ma dopo 12 giornate, un bel mucchio di gol segnati, altrettanti subiti, mille formazioni diverse e giocatori ondivaghi nel rendimento, il primo bilancio è misero e in fondo la stragrande maggioranza del popolo NON milanista se lo aspettava: “Inzaghi non ha esperienza per dirsi pronto per la A, ha voglia, si impegna, ma l’esperienza pesa nel giudicare i momenti” andava dicendo solo tre giorni fa Zeman di fronte ai microfoni, ormai una filastrocca ascoltata da più parti quando si parla di “giovani” catapultati su panchine più o meno prestigiose senza il briciolo di gavetta (Guardiola ne sta bruciando tanti…). Ma tant’è, il popolo rossonero ha fiducia nell’eroe di Atene (correva l’anno 2007), la dirigenza idem, tanto più se ascolta i consigli dall’altro e non fa di testa totalmente sua, come il suo più stretto predecessore.

Che pure dopo dodici tornate aveva fatto meglio: 20 punti per Seedorf, 18 per Inzaghi (ma al solito Galliani vede il bicchiere mezzo pieno e si crogiuolerà nell’appurare che un anno fa il Milan di Allegri aveva la miseria di 13 punti), ma soprattutto con tutti i difetti che pure si imputavano all’oranje, un’identità di gioco c’era, forse contorta, probabilmente non quella adatta al contesto, ma sicuramente la filosofia del quattro volte campione d’Europa aveva una logica. Qual è invece il credo calcistico di Inzaghi? Difficile dirlo, ma nonostante i dubbi che aleggiano imperterriti sul cielo di Milanello, l’ex attaccante piacentino pare godere ancora di molto credito: no, non è iniziata bene la sua avventura in sella al Milan, eppure i mugugni ancora sono pochi. Ancora per poco?



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