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Bundesliga

Ribery “non ci è rimasto male” per non aver vinto il Pallone d’Oro


Potrebbe sembrare un titolo ironico, anche alla luce delle parole mascherate di sportività ma comunque intrise di rammarico che Franck Ribery ha affidato alla Bild, eppure il funambolico e potente francese del Bayern Monaco non può avere davvero nulla da rimproverarsi se il Pallone d’Oro alla fine è andato per la seconda volta a Cristiano Ronaldo. Non secondo, addirittura terzo, a Ribery non è bastato trionfare in Baviera come in Germania, in Europa come nel Mondo (avendo aiutato per altro cospicuamente la Francia a qualificarsi per Brasile 2014) per aggiudicarsi la palma di miglior calciatore del globo, riconoscimento che da sei anni è diventato una questione a due con Kakà, trionfatore nel 2007, che a ragione può essere orgoglioso del riconoscimento ricevuto sette edizioni fa.

Quando il premio, che i francesi volevano fosse riconosciuto internazionalmente con la dizione “Ballon d’Or” in quanto creato e assegnato da France Football, era legato alle preferenze dei giornalisti, allora ci si poteva aspettare qualche variazione sul tema; ora che a votare sono anche selezionatori e capitani nazionali, con l’egida della Fifa, la musica è cambiata palesemente perché, come fanno notare in Francia, chi ora è proposto al voto “non valuta il migliore ma solo chi tra Ronaldo e Ribery vorrebbero essere“. C’è chi continua a voler essere Messi. E se oggi si inseguono i prototipi, allora il lusitano risponde – al pari di Messi – a ciò che allenatori e colleghi amano: un eroe capace di buttarla dentro a ogni piè sospinto, non necessariamente chi contribuisce, seppur da protagonista, a rendere il Bayern Monaco odierno una delle squadre più forti di tutti i tempi.

Franck Ribery si aspettava di vincere, così era anche in Germania prima che riaprissero le votazioni (una volta che erano state chiuse): se tanto mi dà tanto, allora il palmares del francese che coi bavaresi aveva fatto cinquina nell’anno solare valeva ben più dell’Europeo col quale Summer aveva trionfato nel 1996. Niente da fare, ha vinto Cristiano Ronaldo che nel 2013 non ha alzato il becco di un trofeo e per il diretto interessato, parliamo di Ribery, è stato come togliersi un peso:

“Più che vincere tutto con il Bayern Monaco, cosa potevo fare? Ovviamente avrei voluto trionfare, ma va bene così. Siamo già molto orgogliosi, il Bayern ed io, di essere stati presenti alla serata di gala e sono contento che tutto questo sia finito. Vincere tutto con il mio club ed essere incoronato campione del mondo, questo è ciò che conta. Finire secondo o terzo è la stessa cosa, non sono egoista e questo premio non era il mio obiettivo. Il Pallone d’oro sarebbe stato fantastico per i tifosi, per il club e per mia moglie ma per me non è la cosa più importante. Ora voglio ancora vincere tutti i titoli possibili in questa stagione con il Bayern”.

Perché c’è un momento in cui i riflettori si spengono, il clamore si affievolisce e le soddisfazioni personali contano poco più di zero: succede quando è tempo di allenarsi duramente, scendere in campo nel fine settimana e sudare per metterla dentro e per vincere una partita. In certi casi, basta un assist per ricevere più gratificazione.



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