Si può definire in molti modi la maniera di intendere calcio di Aurelio De Laurentiis, sicuramente però il termine “banale” non appartiene al presidente del Napoli che in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport ha fatto il punto sulla sua squadra, sul campionato e sullo stato del calcio in generale. Non è un mistero che il magnate cinematografico sogni da anni una riforma del panorama calcistico europeo, il tutto finalizzato a maggior sostenibilità del sistema e a introiti maggiori per le squadre più importanti; per quanto possa essere più o meno condivisibile, la sua visione delle cose negli anni è sempre stata coerente:

“Tra una partita di cartello di Europa League e una di campionato, la gente sceglie la seconda e gli stadi restano semivuoti. E qui non c’entra l’inadeguatezza dell’impianto. Il San Paolo è obsoleto e ha bisogno di una pesante ristrutturazione, ma l’altro anno è stato il secondo incasso d’Italia. Anche in tv la gente preferisce la Champions. Del resto, se l’Uefa raccoglie 1,3 miliardi per la Champions e 210 milioni per l’Europa League, vuol dire che per le tv questo torneo non è interessante. Che senso ha tenerlo in piedi? Sostituiamolo con una Champions a 64 squadre dove Italia, Germania, Francia, Spagna e Inghilterra ne abbiano 6 a testa”.

Dice di stimare Michel Platini ma lo bacchetta e lo rimprovera quando parla di fair-play finanziario, davvero raggiungibile soltanto ridisegnando il calcio europeo; per il momento non può che godersi i conti a posto del suo Napoli e il periodo positivo che sta vivendo la squadra:

“Sono arrivato al Napoli con un progetto: i primi cinque anni per costruire, gli altri cinque per vincere. Cosa? Vedremo. Credo di essere in anticipo. E per uno che non sapeva niente di calcio è un successo: il Napoli era fuori dalla ribalta internazionale e non era mai stato lodato per il suo virtuosismo finanziario. Il Napoli è un film di successo. Ci sono film finanziati dallo Stato che non incassano un euro e sottraggono fondi ai film che si confrontano con il mercato. Ci sono anche club purtroppo non abituati, per mentalità, a confrontarsi con il mercato. Tutto ciò crea squilibri al sistema del calcio”.

Il presente impone partite e concentrazione, la Juve è a un tiro di schioppo e fra meno di un mese arriva al San Paolo:

“Juve è in crisi? No, è come noi l’anno scorso. Campionato, Champions e Coppa Italia ti portano via energie. Spero elimini il Celtic e vada più avanti possibile. Di Napoli-Juve non ne parlo, sono scaramantico e prima c’è Lazio-Napoli. Però Napoli-Juve si sfideranno tre volte in pochi giorni: dopo il campionato avremo anche la finale di Coppa Italia Primavera, prima a Torino, poi al San Paolo. Noi abbiamo una squadra dal grande futuro con Insigne Jr., Tutino, Novotny: il 23 marzo aprirò lo stadio con prezzi popolarissimi perché sia pieno”.

Il discorso non può che vertere sui protagonisti azzurri. Uno è Cavani, che si scrive sia attratto dalle voci di mercato estere e che il Napoli non può trattenere con la forza se arriva un’offerta di circa 60 milioni di euro:

“E chi me li dà 60 milioni? D’estate ne ho rifiutati 55, il Real Madrid non arriva a 50. E per pagare i 63 della clausola ce ne vogliono circa 70… Se qualcuno pagasse la clausola? Dal punto di vista legale non posso far niente. Ma posso far di tutto per convincere il giocatore a restare: ci vuole l’accordo con lui. E l’ultima cosa che penso è privarmi di Cavani: mi piace come giocatore e come uomo, c’è sempre, risponde sempre presente, è affidabile al 100 per cento. I rapporti umani contano: lavoro con gli stessi registi perché ci si trova bene”.

Su Mazzarri:

“Un ottimo regista e una persona per bene. È uno che deve aver sofferto nella vita e per questo è guardingo e protettivo verso se stesso e i giocatori. Se scavi nella sua psicologia trovi una persona onestissima, colta nel calcio, direi da professore di Harvard. Perfetto per il Napoli. Al cinema sono quello delle grandi esclusive: anche nel calcio, se c’è reciprocità”.

Chiosa finale sull’annosa fonte di polemiche, la classe arbitrale ogni domenica protagonista in negativo per decisioni più che discutibili:

“E’ complicato dare le chiavi della serenità. Conte ha fatto bene a chiedere scusa, a volte mettiamo troppa pressione. Mi piacerebbe solo fischiassero meno, come in Champions League. Scelta culturale di Collina e Platini. Perché Platini è il principe del calcio, non dell’economia”.

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