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“Alla Juventus ho pianto”: la rivelazione bomba dell’ex bianconero

Nicolò Fagioli racconta al Corriere dello Sport il suo addio alla Juventus e la nuova avventura alla Fiorentina.

Dopo anni trascorsi nel settore giovanile e nella prima squadra della Juventus, Nicolò Fagioli ha vissuto mesi difficili che lo hanno segnato profondamente, dentro e fuori dal campo. Una squalifica pesante, la lontananza dal calcio giocato e, infine, la decisione di lasciare Torino. Un percorso intenso, fatto di riflessioni e scelte dolorose, che ha portato il giovane centrocampista a cambiare aria e a ritrovare fiducia in sé stesso.

In un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport, Fagioli ha raccontato nel dettaglio il suo percorso, dal difficile addio alla Juventus fino alla rinascita con la maglia della Fiorentina.

L’addio alla Juventus: un momento di rottura

Per Fagioli, la Juventus è stata molto più di una squadra: era casa, famiglia, routine. Undici anni in bianconero lo hanno formato come calciatore, ma anche limitato in un contesto in cui, secondo le sue parole, “Alla Juve eravamo sempre quelli del settore giovanile, della Next Gen, trattati come tali. Uno scotto che abbiamo pagato. Alla Juve devi vincere vincere vincere, non puoi sbagliare. Se sbagli vai fuori. E se sei il giovane diventi il primo cambio e nessuno dice niente”.

Solo Massimiliano Allegri gli ha dato la continuità di cui aveva bisogno: “Solo Allegri mi ha dato la possibilità di giocare con continuità. Dopo Genoa e Lipsia Motta non mi ha più considerato”. Ma quando questa fiducia è venuta meno, le difficoltà sono diventate insostenibili.

Nel periodo della squalifica, il centrocampista ha avuto il tempo di lavorare su sé stesso, sia fisicamente che mentalmente. Tuttavia, il peso dell’incertezza ha reso quel periodo un’arma a doppio taglio: “Non ero infortunato, no, e non mi sono mai raccontato bugie. È stato altro. Un bene e un male. Perché potevo lavorare, correre e fare palestra, ma sapendo che non avrei giocato”.

La rottura definitiva con il mondo bianconero è arrivata a dicembre, quando ha deciso di accettare una nuova sfida. “Quando a fine dicembre ho deciso che me ne sarei andato mi sono sentito più leggero. Ma nel momento dell’addio ho pianto. Una bella botta. Ho pianto senza accorgermene, quel giorno mi sono reso conto che si chiudeva una lunga fase della vita, lasciavo i posti, i compagni, il tragitto di tutti i giorni. È stato traumatico”.

La rinascita a Firenze

Il passaggio alla Fiorentina ha rappresentato un nuovo inizio per Fagioli. Fin dai primi giorni, ha percepito un ambiente diverso, più sereno, lontano dalle pressioni che lo avevano accompagnato a Torino. “Firenze mi ha restituito il piacere e la leggerezza” ha dichiarato nell’intervista al Corriere dello Sport. Qui, sotto la guida di Palladino, il centrocampista ha trovato continuità e fiducia, elementi essenziali per esprimere al meglio le sue qualità.

La leggerezza ritrovata si riflette anche nelle prestazioni in campo: finalmente libero dalla pressione costante del “vincere a tutti i costi”, Fagioli può concentrarsi sul migliorare e godersi ogni partita. “Quando sai che l’allenatore non ti vede, se manca la fiducia ti prepari peggio, vai al campo, senti la pesantezza dell’allenamento e naturalmente non rendi. Se entri per tre, quattro minuti e ti dicono che devi entrare meglio, dentro di te scatta qualcosa di negativo. La testa gira diversamente”.

Non sono mancate offerte a gennaio, ma il centrocampista ha scelto Firenze senza esitazioni: “C’era il Marsiglia, c’erano diversi club. Ho scelto chi mi ha voluto di più, sono state fondamentali le chiacchierate con Pradè, con Goretti e Palladino. Moise? Lui mi ha detto ‘vieni qui che si sta bene’. Il Viola Park è davvero fantastico”.

Oggi, Fagioli non è più il giovane talento della Juventus in attesa di un’opportunità. È un giocatore maturo, con nuove responsabilità e un ruolo centrale nella sua squadra. Il passato bianconero è ormai alle spalle: “Fagiolino è morto, oggi sono Nicolò”.



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